La Commissione europea lo scorso 5 aprile ha presentato le sue proposte per la revisione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali.
Le revisione così impostata colpirà duramente anche gli allevamenti di piccola e media grandezza, equiparando le loro emissioni a quelle dei colossi industriali, e in Italia metterà a rischio 21 000 allevamenti e ben 150 000 posti di lavoro.
Gli allevamenti sono già messi in ginocchio dagli insostenibili costi provocati dalla guerra in Ucraina e in Europa si discute di sicurezza e autosufficienza alimentare per dare cibo a tutti.
Secondo le dichiarazioni del presidente di Coldiretti Prandini tale provvedimento “spinge alla chiusura in Italia di migliaia di allevamenti” a causa degli ulteriori costi e oneri burocratici che comporterà e che saranno insostenibili per le piccole e medie imprese.
Inoltre, l’Italia, secondo l’analisi del Centro studi Divulga, dipende già dall’estero per il 16 % del latte consumato, il 49 % della carne bovina e il 38 % di quella di maiale.
Considerato che tali decisioni vanno in senso contrario rispetto all’obiettivo di conseguire una reale autonomia alimentare, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1. Intende ritirare le sue proposte?
2. Quali strumenti intende mettere a disposizione degli allevatori per mitigare l’impatto delle proprie scelte politiche e per salvaguardare centinaia di migliaia di posti di lavoro nonché gli obiettivi di autonomia alimentare fondamentali per la sopravvivenza dei cittadini europei?