Le associazioni di pescatori italiane e gli assessori regionali alla pesca hanno reso noto che la sopravvivenza della stagione di pesca 2022 è messa a rischio dall’applicazione della Direttiva Habitat 92/43/CEE, che limita l’immissione nelle acque di specie ittiche non autoctone.
Le normative di Attuazione della Direttiva Habitat, il D.P.R.357/1997 e il D.M. 2aprile2020, annoverano fra le specie non autoctone talune specie ittiche in realtà da molti anni presenti e allevate in Italia, fra cui trote fario, trote lacustri, salmerini, coregoni, barbi.
Tale implementazione mette in ginocchio il settore della pesca sportiva ed amatoriale che conta circa 2 milioni di appassionati in Italia, i Campionati del Mondo Pesca a mosca 2022 recentemente assegnati al Trentino, l’attività delle pescicolture e le aziende produttrici e distributrici di attrezzature per la pesca con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.
Preso atto che da anni le specie ora vietate sono integrate nell’ecosistema ittico italiano e considerato che l’impatto della regolamentazione sulla pesca sportiva avrà de facto effetti negativi sia sulla biodiversità ittica, sia sul settore turistico-ricreativo e sul relativo indotto, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1. Come interverrà per salvaguardare la biodiversità ittica messa a rischio dall’implementazione della Direttiva Habitat 92/43/CEE?
2. Come intende tutelare le attività turistico-ricreative legate alla pesca che in Italia generano un indotto di circa 3 miliardi di euro?
Risposta
Da tempo è noto il forte impatto sulla biodiversità provocato dall’introduzione di specie ittiche alloctone negli ecosistemi di acqua dolce.
Secondo l’ultima relazione sullo stato della natura nell’Unione europea, i pesci di acqua dolce sono il gruppo di specie nello stato di conservazione più critico. Tale dato è riscontrato anche in Italia. La relazione italiana evidenzia un forte impatto sulla fauna ittica autoctona provocato dall’introduzione di specie ittiche (o sottospecie) alloctone ai fini della pesca sportiva, in quanto causa di eccessiva predazione, inquinamento genetico, competizione per le risorse alimentari e diffusione di malattie.
Il decreto ministeriale italiano in questione è volto ad affrontare le suddette minacce e ad adottare le misure necessarie.
Al fine di garantirne la praticabilità sotto il profilo ambientale ed economico sul lungo termine, la pesca ricreativa, come qualsiasi altra attività, deve essere sostenibile. Dovrebbe pertanto ricorrere all’introduzione di specie alloctone solo a condizione che le valutazioni ambientali confermino che tale pratica non provochi alcun impatto negativo significativo.
Inoltre, l’obiettivo perseguito dalle norme che limitano l’introduzione di specie ittiche alloctone negli ecosistemi di acqua dolce è motivato dalla volontà di preservare la praticabilità economica della pesca ricreativa e commerciale di acqua dolce in Europa.