L’approfondimento di Dataroom del Corriere della Sera a cura dei giornalisti Milena Gabanelli e Francesco Tortora “Pomodoro: come si distrugge l’eccellenza del Made in Italy”(1) evidenzia le criticità dell’industria italiana del pomodoro trasformato.
In Italia il pomodoro per l’industria di trasformazione è coltivato nelle province di Piacenza, Ferrara, Parma, Mantova, Foggia, Caserta e Potenza, ma dal 2015 al 2020 le superfici coltivate a pomodoro si sono ridotte a 65 600 ettari con una perdita di 8 000 ettari.
Con 68 600 tonnellate nel 2020, quasi il doppio del 2018, sono in esponenziale aumento invece le importazioni di derivati del pomodoro dalla Cina in Italia.
Gli oltre 8 000 produttori italiani segnalano che il prezzo del pomodoro fissato per la campagna 2021 non copre i costi di produzione, che sono aumentati per l’emergenza COVID.
La grande distribuzione infatti determina il prezzo delle materie prime e dei prodotti trasformati e quindi le 115 aziende conserviere italiane vendono spesso a prezzi più bassi di quelli di produzione.
Considerando la crescente influenza della Cina sul settore agroalimentare italiano, l’aumento delle importazioni di pomodori cinesi di scarsa qualità e standard produttivi inferiori a quelli europei, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1. Come intende sostenere i produttori e le aziende italiane di pelati, passate e polpe di pomodoro dalla crescente concorrenza cinese?
2. Intende rafforzare i controlli sulle importazioni in Europa di derivati del pomodoro dalla Cina?
Risposta
La Commissione è a conoscenza della questione sollevata dall’onorevole deputata. Le imprese dell’industria dei pomodori dell’UE hanno la possibilità di presentare una denuncia alla Commissione qualora ritengano di aver subito un pregiudizio a causa di importazioni sovvenzionate o oggetto di dumping. Se tale denuncia è debitamente motivata e le imprese denunzianti rappresentano almeno il 25 % della produzione dell’UE, la Commissione può avviare un’inchiesta e di conseguenza istituire, se del caso, misure antidumping o compensative per porre rimedio al pregiudizio causato ai produttori dell’UE e ristabilire condizioni commerciali eque per il prodotto in questione.
L’UE dispone di sistemi per garantire che i prodotti agroalimentari importati siano conformi alle pertinenti norme di sicurezza alimentare. In particolare, a norma del regolamento (CE) n. 178/2002 gli alimenti destinati all’importazione nell’UE devono soddisfare i pertinenti requisiti di sicurezza alimentare e gli Stati membri devono effettuare controlli per verificarne la conformità. Inoltre quando sono individuati casi di non conformità che richiedono misure specifiche di gestione dei rischi, il regolamento (UE) 2019/1793 stabilisce incrementi temporanei dei controlli ufficiali alle frontiere e condizioni speciali per l’importazione di determinati alimenti e mangimi da alcuni paesi terzi. La Commissione riesamina regolarmente tali misure alla luce delle informazioni disponibili relative ai rischi e alla non conformità.