Crisi della filiera automotive in Italia: a rischio 70mila posti di lavoro. La Commissione sostenga con fondi straordinari le produzioni italiane

La filiera dell’automotive italiano, particolarmente presente in Veneto e nel Nordest, rifornisce le maggiori case automobilistiche mondiali con produzioni d’eccellenza: dalle antenne ai motori dei sedili, dalle plastiche alle trombe, dalle macchine utensili ai componenti, fino ai rivestimenti in pelle per sedili e plance.

Come denunciato da imprese e associazioni di categoria(1), il settore sta attraversando una gravissima crisi per la concatenazione di diversi problemi che l’hanno colpito negli ultimi 2 anni: l’impatto dei lockdown legati alla pandemia, la scarsità di rifornimenti dei microchip fabbricati in Asia, il caro prezzi delle materie prime, dei trasporti e dell’energia, il settore della concia interessato da attacchi infondati sulla sostenibilità della pelle, la transizione ecologica che, secondo Federmeccanica, è “una sfida oggi impossibile”.

Questa situazione d’eccezionale gravità ha provocato l’enorme aumento dei costi fissi e una forte instabilità del mercato, determinando un calo del fatturato dell’automotive del 24% rispetto al 2019 e portando il settore a lavorare in perdita.

Considerato che la filiera dell’automotive è un’industria fondamentale per l’economia italiana e preso atto che l’attuale crisi del comparto automotive mette a rischio 70mila posti di lavoro in Italia, si chiede alla Commissione se intende:

1. rivedere gli obiettivi del Green Deal per renderli più attuabili, a fronte dei problemi evidenziati dall’industria italiana;

2. sostenere con fondi straordinari le imprese italiane dell’automotive e i relativi posti di lavoro.

Risposta

Gli obiettivi del Green Deal europeo continuano a orientare i lavori della Commissione. A tale proposito la Commissione riconosce l’importanza fondamentale dell’industria automobilistica per la nostra economia e la necessità di prepararla alla transizione verso forme di mobilità più pulite. Un terzo dei 1 800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa Next Generation EU e del bilancio dell’UE sarà utilizzato al fine di conseguire l’obiettivo generale di destinare almeno il 30 % al sostegno degli obiettivi climatici. L’Italia ha a disposizione 14,4 miliardi di EUR (nel 2021 e nel 2022) a titolo di REACT-EU per integrare le transizioni verde e digitale nella strategia di ripresa al fine di aumentare la resilienza dell’economia, di cui 11,3 miliardi di EUR già stanziati, compresi 4,5 miliardi di EUR per le politiche a favore dell’occupazione e 1,8 miliardi di EUR per la competitività.

L’UE fornisce finanziamenti per l’occupazione e sostegno alle imprese attraverso il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo sociale europeo Plus (nel 2021-2027), i principali strumenti dell’UE per investire nelle persone. Per informazioni sulle possibilità offerte dal FSE e dal FSE+ nella regione Veneto ci si può rivolgere all’autorità di gestione. Per attenuare l’impatto della pandemia di COVID-19 l’UE ha inoltre mobilitato una quantità senza precedenti di risorse attraverso misure quali le iniziative di investimento in risposta al Coronavirus (CRII e CRII+) e SURE.

La Commissione ha inoltre avviato una consultazione sullo sviluppo di un percorso di transizione verso un ecosistema della mobilità resiliente, innovativo, sostenibile e digitale per meglio comprendere gli effetti sull’occupazione, sulle competenze e sulla competitività collegati a tale transizione.

La Commissione rinvia inoltre l’onorevole deputata alla risposta all’interrogazione scritta E- 004542/2021.

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