Allarmanti rincari dei costi produttivi per le aziende italiane della ceramica e del vetro: a rischio produzioni d’eccellenza del “Made in Italy”

Le 40 aziende del famoso distretto della ceramica artistica di Nove (Vicenza) rischiano la chiusura per i costi triplicati del gas e la carenza di materie prime. L’insostenibile prezzo del gas preoccupa anche il distretto della ceramica industriale di Sassuolo (Modena), che nel 2022 prevede una bolletta del gas di 1,2 miliardi di euro rispetto ai 250 milioni del 2021(+400%).

Giovanni Savorani, Presidente di Confindustria Ceramica, denuncia la congiuntura letale tra l’esplosione dei prezzi energetici e l’irrealizzabilità della transizione energetica voluta dall’UE, che non considera la virtuosità dell’industria ceramica italiana, modello d’efficienza e sostenibilità. Anche i settori del vetro artistico ed industriale sono ad alto consumo energetico: ad esempio, le 60 storiche fornaci del vetro artistico di Murano a Venezia non reggeranno un rincaro del gas che passerà da 2 a 8 milioni di euro l’anno.

Considerato che la guerra in Ucraina aggraverà una situazione già insostenibile per le aziende del vetro e della ceramica, da cui dipendono migliaia di posti di lavoro, e preso atto che la transizione energetica non può cancellare interi settori produttivi, può la Commissione far sapere:

1. quali misure urgenti intende adottare per sostenere le aziende italiane del vetro e della ceramica che rappresentano un’eccellenza del Made in Italy;

2. se intende rivedere la strategia per la transizione energetica tenendo conto delle esigenze dei settori produttivi artigianali ed industriali ad alto consumo energetico.

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